L’agenda piena nasconde solo l’indisponibilità d’animo del manager
di Irene Morrione
Gentilezza non è sinonimo di debolezza. Essere gentili significa essere aperti e disponibili all’ascolto e al riconoscimento dell’altro, significa essere un grande leader.
Nel corso di tanti anni di carriera operando all’interno di aziende di diverso settore mi è capitato di interagire con persone che ricoprivano in azienda ruoli di tutti i livelli, ma soprattutto apicali. Ho avuto il privilegio di lavorare con diversi CEO e C-level manager in aziende di tutti i settori.
Alcuni di loro erano stimati, amati e rispettati dalle loro persone che ne riconoscevano le capacità di leader al di là del ruolo ricoperto. Tutti questi avevano una caratteristica in comune:la gentilezza.
La gentilezza non è buona educazione, ma apertura di cuore verso l’altro. Ci sono persone indipendentemente dal loro ruolo e dalle loro agende piene, che dimostrano sempre di avere un cuore aperto verso l’altro e una disponibilità d’animo ad ascoltarlo, a riconoscerlo nei suoi talenti, a mettersi al suo servizio.
Questa gentilezza d’animo appartiene, dal mio punto di vista, “ai grandi”.
Viceversa, mi è capitato anche di interagire con persone che erano piuttosto indisponibili: all’ascolto, alla condivisione e persino al confronto con l’altro. Il nascondiglio più utilizzato da questi manager era proprio il ruolo e di conseguenza gli impegni e l’agenda piena.
In realtà la supposta mancanza di tempo per l’altro, nella maggior parte dei casi serve solo a mascherare un animo poco aperto all’altro.
Il leader gentile al contrario non è che non sia impegnato, anzi, è molto impegnato, ma trova sempre lo spazio, il tempo e il silenzio per entrare in contatto con se stesso e, di conseguenza, per porsi veramente con apertura e disponibilità verso il suo interlocutore, fosse anche per soli 5 minuti. I grandi leader e, più in generale le persone grandi d’animo sono quelle che rispondono ai messaggi, che non rimandano gli appuntamenti, che rispettano il tempo di tutti, indipendentemente dal ruolo e che quando ci sono, sono veramente presenti e ascoltano senza fare altro.
Sostanzialmente sono leader umani che non sacrificano la loro umanità sull’altare della gerarchia. Di solito sono persone da cui imparare tanto perché hanno compiuto un percorso evolutivo
Se questi manager gentili fossero diffusi ovunque le persone all’interno delle organizzazioni vivrebbero meglio e produrrebbero di più. Tutto ciò infatti non ha solo a che vedere con il benessere, ma ha un link diretto con la performance e con i risultati di business.
Secondo uno studio di Gallup l’80% dei talenti lascia le aziende per problemi relazionali con il capo diretto, in un periodo di great resignation e in questa nuova guerra dei talenti che le organizzazioni stanno vivendo abbiamo fortemente bisogno di questi leader gentili.