Porsi le domande giuste è cruciale per il leader in uno scenario caratterizzato da fluidità e incertezza.
Siamo abituati, ed è ancora molto diffusa, all’interpretazione del ruolo di manager e di leader all’interno di un organizzazione come colui che debba possedere la conoscenza, e quindi sapere come si svolgono le attività e spesso saperle svolgere meglio degli altri.
Spesso mi accorgo nella mia pratica come coach che i leader puntano a mantenere questa immagine di “esperti conoscitori” della materia e che questo li porta spesso verso tipo di managerialità orientato al “fare”.
Si tratta quindi di figure professionali che sono proprio con “le mani in pasta” nell’operatività trascurando quella che invece, e oggi ancora di più, è la loro missione di leader; cioè non quello di fare ma quello di adoperarsi affinché gli altri facciano del loro meglio.
Detto questo, una delle competenze più importanti per un leader è proprio quella di essere in grado di porsi le giuste domande.
Cosa vuol dire? Far sì che la conoscenza sia un patrimonio gestito e posseduto soprattutto dai collaboratori. Sono loro che devono essere esperti capaci mentre i leader devono essere in grado, con le giuste domande, di tirar fuori il meglio da questo contesto e dal proprio team.
In questo periodo si parla tanto di leader come coach, proprio perché è una delle competenze del coach è proprio quella di saper fare delle domande giuste. Domande che devono essere potenti, devono orientare verso il futuro, devono essere potenzianti, devono essere orientate al positivo.
Le domande non utili.
Spesso mi accorgo nella mia pratica come coach che le domande che i manager rivolgono alle proprie persone sono domande pratiche, orientate alla praticità delle azioni o addirittura orientate spesso alla ricerca dell’errore, alla ricerca del colpevole. Queste domande non fanno che rendere le persone poco fiduciose in se stesse e poco proattive.
L’importanza delle giuste domande.
Il primo set di domande che un manager deve saper padroneggiare sono quelle domande che tirano fuori il meglio dagli altri, che tirano fuori le risorse le qualità e anche le risorse di cui le persone non sono consapevoli. Per cui il manager diventa colui che è in grado di mettere gli altri a loro agio e nella situazione ottimale per tirar fuori il massimo.
Un secondo set di domande che il manager dovrebbe padroneggiare sono quelle che noi in Into The Change definiamo “domande per abitare il presente, con uno sguardo al futuro”.
Sono quelle domande che permettono alle persone di diminuire i livelli di ansia e di vivere con serenità la situazione attuale.
Sono domande che trovano un senso nella complessità e permettono agli altri navigare nel dubbio pur non avendo le risposte; ad esempio in questa situazione così incontrollabile dovuto alla pandemia, forse è inutile cercare delle risposte, ma è più importante farsi le giuste domande, le riflessioni che in generino un’azione positiva e controllabile da parte delle persone.
Quali potrebbero essere? Come possiamo come team dare il meglio in questa situazione, nonostante non si abbia controllo su quello che accadrà? Come possiamo cogliere le opportunità di quello che sta accadendo? In quale modo questa sfida che stiamo affrontando può essere positiva per noi? Si tratta di domande che in qualche modo mirano a tirare fuori il positivo e a gestire la complessità di un evento pur non avendo tutte le risposte.
Sono domande che in qualche modo portano le persone nell’area del controllo, evitando l’area del fuori controllo; perché in un momento drammatico di ansia come quello che stiamo vivendo le persone tendono a cercare risposte in qualcosa che non possono controllare e che non dipende spesso neanche dall’azienda in cui si trovano, ma dipende proprio dalle situazioni di contesto sociale, sanitario e economico.
Come si vede si tratta di domande che riportano gli altri nella sfera del controllo; in questa situazione che cosa puoi controllare? Che cosa è sotto il tuo controllo, che cosa puoi cambiare?
Le giuste domande per migliorare il clima aziendale e la performance delle persone.
In conclusione le giuste domande poste dal leader attivano le persone in una direzione positiva di commitment e di engagement. È quello che veramente serve per gestire tutto questo magma di emozioni legate alla situazione complessa.
Quello di cui non abbiamo bisogno è invece quel tipo di manager che va in ansia perché non ha tutte le risposte. Occorre quindi fare pace con l’incertezza di non avere le risposte da dare e invece iniziare a cambiare prospettiva. Cercare le giuste domande può essere uno shift veramente importante per il benessere e anche per la performance delle persone in azienda.
Irene Morrione