fbpx

L’Estetica nelle Organizzazioni: Una Risposta all’Anestetico della Routine

L’Estetica nelle Organizzazioni: Una Risposta all’Anestetico della Routine

In un mondo organizzativo sempre più dominato dall’efficienza, dalla produttività e dal pragmatismo, rischiamo di perdere un elemento essenziale per la vitalità e la creatività: l’estetica. Questo non si riferisce solo alla bellezza visiva, ma a un senso più ampio di armonia, significato e connessione che permea le azioni, le relazioni e le decisioni di un’organizzazione. Contrapposta all’estetica, troviamo l’anestetico: quella sensazione di disconnessione, di vuoto, che ci porta a “spegnere” le nostre emozioni, la nostra creatività e il nostro senso critico.

Come possiamo portare più estetica e meno anestetico nelle nostre organizzazioni? Una risposta interessante arriva dal pensiero di Arawana Hayashi, che ci invita a ripensare il modo in cui “sentiamo” e “creiamo” nel contesto lavorativo.

L’Estetica Secondo Arawana Hayashi

Arawana Hayashi, pioniera del Social Presencing Theater e figura centrale della Presencing Institute, esplora come i nostri corpi e le nostre emozioni possano essere strumenti per percepire e trasformare le dinamiche organizzative. Secondo Hayashi, l’estetica è profondamente connessa alla presenza e all’attenzione: quando siamo pienamente presenti, iniziamo a percepire il potenziale creativo di un sistema, anche nei momenti di incertezza o conflitto.

Hayashi sottolinea che l’arte e l’estetica non sono un lusso, ma una necessità per costruire organizzazioni che siano non solo efficienti, ma anche vive. Nel suo lavoro, incoraggia le persone a “sentire” attraverso il corpo ciò che spesso non viene detto, portando alla luce tensioni e opportunità nascoste. Questo processo non è solo funzionale: è estetico, perché rivela il significato e la bellezza intrinseca delle connessioni umane.

L’Anestetico: Quando il Sistema Si Spegne

Dall’altra parte dello spettro, c’è l’anestetico. Questo fenomeno si manifesta quando le organizzazioni diventano macchine insensibili, dove le persone smettono di “sentire” e si limitano a “funzionare”. Gli ambienti di lavoro anestetici sono quelli dominati da:

  • Routine senza significato: Task ripetitivi e scollegati dal perché.
  • Disconnessione emozionale: Rapporti superficiali e mancanza di empatia.
  • Soffocamento della creatività: Un focus esclusivo su regole, obiettivi e numeri.

Il risultato? Un’organizzazione che potrebbe essere efficiente nel breve termine, ma che nel lungo periodo perde la sua anima, la sua capacità di innovare e di ispirare.

Portare Estetica nelle Organizzazioni

Come possiamo invertire questa tendenza e creare organizzazioni che siano estetiche e non anestetiche? Ecco alcune idee ispirate al lavoro di Arawana Hayashi:

  1. Promuovere la Presenza La presenza è il fondamento dell’estetica. Non si tratta solo di essere fisicamente in un luogo, ma di essere pienamente attenti al momento, agli altri e a noi stessi. Una leadership estetica inizia con leader che sono presenti, che ascoltano profondamente e che vedono l’organizzazione non solo come una struttura, ma come un ecosistema vivente.
  2. Usare il Corpo come Strumento di Percezione Hayashi ci invita a “sentire” l’organizzazione attraverso il corpo. Questo significa prestare attenzione alle sensazioni, alle intuizioni e ai movimenti che emergono nei momenti di confronto o cambiamento. Ad esempio, come si sente una riunione? C’è tensione? Apertura? Rigidità? L’estetica emerge quando iniziamo a notare e lavorare con queste dinamiche.
  3. Creare Spazi per l’Immaginazione L’arte è un ponte verso l’estetica. Offrire spazi per l’immaginazione – che siano fisici, come luoghi di lavoro ispiranti, o emotivi, come il tempo per esplorare nuove idee – è fondamentale per ridurre l’anestetico. Le organizzazioni estetiche valorizzano la creatività, non come un’eccezione, ma come parte integrante del lavoro.
  4. Celebrarne la Bellezza Inerente Ogni organizzazione ha una sua estetica, una sua “bellezza”. Può essere la qualità delle relazioni, l’impatto positivo che crea, o l’armonia con cui opera. Far emergere questa bellezza e celebrarla è un modo per coltivare una cultura organizzativa più vibrante e significativa.

Conclusione: L’Estetica Come Strategia di Crescita

In un’epoca in cui l’efficienza è spesso vista come l’unico metro di successo, riportare l’estetica nelle organizzazioni non è solo un atto di ribellione, ma una strategia di crescita. Come ci insegna Arawana Hayashi, l’estetica non riguarda solo la superficie, ma la profondità: la capacità di sentire, di connettersi e di creare.

Le organizzazioni che abbracciano l’estetica non solo ispirano le persone, ma diventano luoghi di innovazione e trasformazione. Al contrario, quelle che restano anestetiche rischiano di perdere il loro potenziale umano più grande. Allora, perché non cominciare a chiedersi: la nostra organizzazione è estetica o anestetica?

Lascia un commento