In un mondo organizzativo sempre più dominato dall’efficienza, dalla produttività e dal pragmatismo, rischiamo di perdere un elemento essenziale per la vitalità e la creatività: l’estetica. Questo non si riferisce solo alla bellezza visiva, ma a un senso più ampio di armonia, significato e connessione che permea le azioni, le relazioni e le decisioni di un’organizzazione. Contrapposta all’estetica, troviamo l’anestetico: quella sensazione di disconnessione, di vuoto, che ci porta a “spegnere” le nostre emozioni, la nostra creatività e il nostro senso critico.
Come possiamo portare più estetica e meno anestetico nelle nostre organizzazioni? Una risposta interessante arriva dal pensiero di Arawana Hayashi, che ci invita a ripensare il modo in cui “sentiamo” e “creiamo” nel contesto lavorativo.
L’Estetica Secondo Arawana Hayashi
Arawana Hayashi, pioniera del Social Presencing Theater e figura centrale della Presencing Institute, esplora come i nostri corpi e le nostre emozioni possano essere strumenti per percepire e trasformare le dinamiche organizzative. Secondo Hayashi, l’estetica è profondamente connessa alla presenza e all’attenzione: quando siamo pienamente presenti, iniziamo a percepire il potenziale creativo di un sistema, anche nei momenti di incertezza o conflitto.
Hayashi sottolinea che l’arte e l’estetica non sono un lusso, ma una necessità per costruire organizzazioni che siano non solo efficienti, ma anche vive. Nel suo lavoro, incoraggia le persone a “sentire” attraverso il corpo ciò che spesso non viene detto, portando alla luce tensioni e opportunità nascoste. Questo processo non è solo funzionale: è estetico, perché rivela il significato e la bellezza intrinseca delle connessioni umane.
L’Anestetico: Quando il Sistema Si Spegne
Dall’altra parte dello spettro, c’è l’anestetico. Questo fenomeno si manifesta quando le organizzazioni diventano macchine insensibili, dove le persone smettono di “sentire” e si limitano a “funzionare”. Gli ambienti di lavoro anestetici sono quelli dominati da:
- Routine senza significato: Task ripetitivi e scollegati dal perché.
- Disconnessione emozionale: Rapporti superficiali e mancanza di empatia.
- Soffocamento della creatività: Un focus esclusivo su regole, obiettivi e numeri.
Il risultato? Un’organizzazione che potrebbe essere efficiente nel breve termine, ma che nel lungo periodo perde la sua anima, la sua capacità di innovare e di ispirare.
Portare Estetica nelle Organizzazioni
Come possiamo invertire questa tendenza e creare organizzazioni che siano estetiche e non anestetiche? Ecco alcune idee ispirate al lavoro di Arawana Hayashi:
- Promuovere la Presenza La presenza è il fondamento dell’estetica. Non si tratta solo di essere fisicamente in un luogo, ma di essere pienamente attenti al momento, agli altri e a noi stessi. Una leadership estetica inizia con leader che sono presenti, che ascoltano profondamente e che vedono l’organizzazione non solo come una struttura, ma come un ecosistema vivente.
- Usare il Corpo come Strumento di Percezione Hayashi ci invita a “sentire” l’organizzazione attraverso il corpo. Questo significa prestare attenzione alle sensazioni, alle intuizioni e ai movimenti che emergono nei momenti di confronto o cambiamento. Ad esempio, come si sente una riunione? C’è tensione? Apertura? Rigidità? L’estetica emerge quando iniziamo a notare e lavorare con queste dinamiche.
- Creare Spazi per l’Immaginazione L’arte è un ponte verso l’estetica. Offrire spazi per l’immaginazione – che siano fisici, come luoghi di lavoro ispiranti, o emotivi, come il tempo per esplorare nuove idee – è fondamentale per ridurre l’anestetico. Le organizzazioni estetiche valorizzano la creatività, non come un’eccezione, ma come parte integrante del lavoro.
- Celebrarne la Bellezza Inerente Ogni organizzazione ha una sua estetica, una sua “bellezza”. Può essere la qualità delle relazioni, l’impatto positivo che crea, o l’armonia con cui opera. Far emergere questa bellezza e celebrarla è un modo per coltivare una cultura organizzativa più vibrante e significativa.
Conclusione: L’Estetica Come Strategia di Crescita
In un’epoca in cui l’efficienza è spesso vista come l’unico metro di successo, riportare l’estetica nelle organizzazioni non è solo un atto di ribellione, ma una strategia di crescita. Come ci insegna Arawana Hayashi, l’estetica non riguarda solo la superficie, ma la profondità: la capacità di sentire, di connettersi e di creare.
Le organizzazioni che abbracciano l’estetica non solo ispirano le persone, ma diventano luoghi di innovazione e trasformazione. Al contrario, quelle che restano anestetiche rischiano di perdere il loro potenziale umano più grande. Allora, perché non cominciare a chiedersi: la nostra organizzazione è estetica o anestetica?